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DOMANDA DI MORTE 🌺🌺🌺
Sebbene non sia ancora disponibile il testo approvato ieri dalla Regione Toscana, trapelano in rete le previsioni procedurali per accedere al "suicidio assistito" (https://pagellapolitica.it/articoli/toscana-legge-regionale-suicidio-assistito).
Pare che ogni "azienda sanitaria" (*) dovrà istituire una "Commissione multidisciplinare permanente per la verifica della sussistenza dei requisiti" e che l'interessato, che deve tra l'altro avere "la capacità di prendere decisioni libere e consapevoli", potrà presentare "un’istanza per l’accertamento dei requisiti", che l'azienda trasmetterà alla predetta Commissione e al "Comitato per l’etica nella clinica", che dovranno fornire il prescritto parere in venti giorni (non sia mai che l'interessato finisca per morire prematuramente nell'attesa).
Ancora non è noto come le persone verranno uccise, e questo è un aspetto non secondario. Ma certo alcuni aspetti della vicenda già inducono a qualche riflessione.
In primo luogo colpisce lo sbandieramento in quasi ogni titolo di giornale della gratuità della prestazione. Per la sanità devi pagare per ogni cosa e hai liste d'attesa infinite Per essere ucciso invece i tempi saranno certi e non dovrai pagare nulla. Forse, se l'iniziativa avrà successo e si creeranno liste d'attesa, la prestazione potrà essere fornita anche dal privato accreditato? E in quel caso la prestazione sarà a pagamento? Oppure a un certo punto sarà previsto un ticket?
Una seconda considerazione riguarda la burocrazia prevista per la procedura, agghiacciante nella sua grigia e sinistra pianificazione: una commissione e un comitato, che si riuniscono per decidere sull'opportunità di uccidere una persona. E che poi tornano a casa cenare in famiglia. Ci sono pochi dubbi sul fatto che lo sdoganamento di questa ulteriore funzione "amministrativa" darà il suo contributo al processo da tempo in atto di disumanizzazione della medicina.
Il che ci porta a un terzo punto. Ma perché dell'uccisione di una persona devono occuparsi medici e infermieri? Si tratta davvero di un atto medico? Recita il Giuramento di Ippocrate nella versione classica: "Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale" e chiarisce nella versione moderna: "Giuro di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte". Toccherà aggiornare i testi? Oppure sappiamo già ora che sono parole al vento, al più belle da ascoltare e pronunciare in un'aula universitaria poco dopo esser stato proclamato medico chirurgo?
E infine, davvero di fronte all'ultimo, estremo e irreversibile passaggio della vita che attende tutti noi, possiamo in buona fede ritenere che la decisione di una persona di interrompere la sua esistenza possa essere presa, come recita la legge, "in maniera libera e consapevole"? Oppure ci troveremo un momento, mentre ad esempio cala l'effetto della morfina, a invocare la morte e il momento successivo, dopo la nuova dose di analgesico, a gioire nuovamente dei momenti che ancora ci vengono concessi per vivere l'esperienza della vita?
Ci sono davvero vite che non meritano di essere vissute? Può essere, ma allora non bastavano le sentenze della Corte Costituzionale che sanciscono la non punibilità di chi aiuta a suicidarsi? Davvero erano necessarie leggi che legittimano il suicidio di stato con tanto di domanda in carta libera?
Temo che con questa legge si sia superato un punto di non ritorno e si siano spalancate finestre su scenari distopici che facilmente possiamo immaginare e che rischiano di riguardarci tutti. Perché l'unica cosa certa di questa vita, dopo la nascita, è la morte, che attende tutti noi per quanto veniamo illusi del contrario. Un brillante aforisma sulla morte recita "l'importante è che la morte ci trovi vivi". Il suicidio di legge finisce invece per uccidere il senso più profondo della vita.
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(*) "l'azienda rappresenta lo strumento di cui l'uomo si avvale per svolgere, in modo economico, attività di produzione e consumo di beni adatti a soddisfare i suoi bisogni" (https://it.wikipedia.org/wiki/Azienda)
BY Martina Pastorelli
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