Caos a San Siro nel finale 🤯🏟️
Pavlović colpisce il pallone con il gomito su una conclusione da centro area di Romagnoli, l’arbitro Collu interrompe il gioco, poi va all’on field review.
Allegri e un componente della panchina della Lazio rimediano un cartellino rosso, poi arriva l’annuncio dell’arbitro: niente rigore perché il serbo aveva subito un fallo precedente. E così esplode l’urlo di San Siro.
Pavlović colpisce il pallone con il gomito su una conclusione da centro area di Romagnoli, l’arbitro Collu interrompe il gioco, poi va all’on field review.
Allegri e un componente della panchina della Lazio rimediano un cartellino rosso, poi arriva l’annuncio dell’arbitro: niente rigore perché il serbo aveva subito un fallo precedente. E così esplode l’urlo di San Siro.
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Quello di Milan-Lazio è stato un finale rovente 🔥
I biancocelesti. in pieno recupero. hanno chiesto un rigore per un tocco di braccio di Pavlovic in area
La decisione dell’arbitro di non assegnarlo, ha spinto il club capitolino ad optare per il silenzio stampa dopo la partita 👇
“Ci dispiace non andare in sala stampa, ma le immagini parlano per noi” ❌🎙️
I biancocelesti. in pieno recupero. hanno chiesto un rigore per un tocco di braccio di Pavlovic in area
La decisione dell’arbitro di non assegnarlo, ha spinto il club capitolino ad optare per il silenzio stampa dopo la partita 👇
“Ci dispiace non andare in sala stampa, ma le immagini parlano per noi” ❌🎙️
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Pochi abbonati: dopo la Francia DAZN abbandona anche il Belgio. Intanto anche qui suonano gli allarmi: la piattaforma perde 100 milioni a stagione e chiede alla Lega di ridiscutere il contratto
De Laurentiis lo ha confermato ieri al Galà del Calcio: "Se DAZN se ne va anche da noi come ha fatto in Francia, sarà la fine di tutto". I soldi ci sono ancora, ma le tv sono disposti a spenderli solo per i grandi eventi (Champions, Mondiali) e non per i tornei nazionali fatta eccezione per la Premier League inglese. Si va verso un drastico ridimensionamento del valore dei diritti: visto lo stato di salute dei nostri club, si salvi chi può
Sarà anche vero che la pirateria uccide il calcio; di certo alla salute del pallone sta attentando proprio chi si lamenta della pirateria, cioè DAZN, la piattaforma del miliardario britannico-americano di origini ucraine Len Blavatnik che detiene anche in Italia i diritti tv del calcio, piattaforma che rischia di passare alla storia come il serial killer dei campionati europei; campionati che con modalità tutte sue prima corteggia, poi conquista e alla fine abbandona lasciando immancabilmente in mutande interi movimenti, dalle Leghe ai club, dai giocatori agli sportivi e ai tifosi.
Nonostante il calcio in tv sia un tema che riguarda e tocca da vicino milioni e milioni di sportivi, un tema quindi di grande e generale interesse, della bomba a orologeria che sta facendo risuonare il suo ticchettio nel nostro amato orticello non parla e non scrive nessuno. Poichè come diceva George Weah qui “È tutto un magna-magna generale”, diffondere la notizia che nel Palazzo del pallone gli allarmi stanno suonando a distesa (e non da ieri) pare brutto. Tutte le parti in gioco, Lega, DAZN e media sono legate tra loro da fili nemmeno tanto invisibili: una è partner dell’altra che a sua volta è partner dell’altra ancora, ragione per cui il messaggio che deve passare è “va tutto ben madama la marchesa”.
Esattamente un mese fa, il 27 ottobre, sul Fatto Quotidiano era uscito un mio articolo dal titolo: “Dazn in bolletta: chiede lo sconto alla Lega e rischia di mettere in mutande tutto il calcio.
Paolo Ziliani su X
De Laurentiis lo ha confermato ieri al Galà del Calcio: "Se DAZN se ne va anche da noi come ha fatto in Francia, sarà la fine di tutto". I soldi ci sono ancora, ma le tv sono disposti a spenderli solo per i grandi eventi (Champions, Mondiali) e non per i tornei nazionali fatta eccezione per la Premier League inglese. Si va verso un drastico ridimensionamento del valore dei diritti: visto lo stato di salute dei nostri club, si salvi chi può
Sarà anche vero che la pirateria uccide il calcio; di certo alla salute del pallone sta attentando proprio chi si lamenta della pirateria, cioè DAZN, la piattaforma del miliardario britannico-americano di origini ucraine Len Blavatnik che detiene anche in Italia i diritti tv del calcio, piattaforma che rischia di passare alla storia come il serial killer dei campionati europei; campionati che con modalità tutte sue prima corteggia, poi conquista e alla fine abbandona lasciando immancabilmente in mutande interi movimenti, dalle Leghe ai club, dai giocatori agli sportivi e ai tifosi.
Nonostante il calcio in tv sia un tema che riguarda e tocca da vicino milioni e milioni di sportivi, un tema quindi di grande e generale interesse, della bomba a orologeria che sta facendo risuonare il suo ticchettio nel nostro amato orticello non parla e non scrive nessuno. Poichè come diceva George Weah qui “È tutto un magna-magna generale”, diffondere la notizia che nel Palazzo del pallone gli allarmi stanno suonando a distesa (e non da ieri) pare brutto. Tutte le parti in gioco, Lega, DAZN e media sono legate tra loro da fili nemmeno tanto invisibili: una è partner dell’altra che a sua volta è partner dell’altra ancora, ragione per cui il messaggio che deve passare è “va tutto ben madama la marchesa”.
Esattamente un mese fa, il 27 ottobre, sul Fatto Quotidiano era uscito un mio articolo dal titolo: “Dazn in bolletta: chiede lo sconto alla Lega e rischia di mettere in mutande tutto il calcio.
Paolo Ziliani su X
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DAZN punta a rafforzare il rapporto con la Serie A proponendo alla Lega una partecipazione azionaria nel proprio gruppo ⚽📺
Una mossa che – secondo quanto appreso da Calcio e Finanza – si inserisce in un dialogo più ampio tra le parti, in un momento in cui la piattaforma sta ampliando investimenti e presenza internazionale nel calcio italiano.
🤣🤣🤣⚽⚽⚽💩💩💩🤡🤡🤡
Una mossa che – secondo quanto appreso da Calcio e Finanza – si inserisce in un dialogo più ampio tra le parti, in un momento in cui la piattaforma sta ampliando investimenti e presenza internazionale nel calcio italiano.
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"Non c’è una norma che mi impone di fare un passo indietro. Certo, se andasse male pure stavolta, delle riflessioni personali le farei.
Ma quante bugie! A chi mi dice “vai a lavorare” rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali?
Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno.
C'è il rischio di non qualificarsi a un altro Mondiale?
E perché mai? A marzo non manca molto e dopo l’inverno c’è sempre la primavera.
Sono ottimista, e lo sono su basi concrete, reali, su elementi oggettivi come il percorso che ci ha portato fin qui al netto del secondo tempo con la Norvegia.
Il pessimismo ci fa sprecare energie, disperderle non aiuta la causa.
L’obiettivo è alla portata.
Rimbocchiamoci le maniche, impegniamoci tutti insieme. E dico tutti.
Perchè è innegabile che qualcuno viva la Nazionale come un fastidio.
Posso fare io una domanda? Le cause voi le avete individuate?
I giovani non giocano? Gli stranieri in campo sono sempre di più? Gli investimenti nei vivai e nelle infrastrutture sono un miraggio?
Per me le cause sono anche altre.
È la metodologia che è sbagliata.
Ogni volta che la Nazionale commette un passo falso, immediatamente c’è l’indignazione popolare e si chiedono le teste.
Ci sto, è il gioco dei tifosi.
Ma noi continuiamo a cercare colpevoli senza renderci conto che la Figc non può imporre certe cose, ma soltanto sensibilizzare.
La ricerca dei colpevoli resta lo sport più
praticato in Italia.
Prima il calcio era tecnica e noi eravamo maestri. Oggi è tecnica, velocità, fisicità.
Guardate la Norvegia.
L'obiettivo è quello di avere meno tattica e più tecnica. Dobbiamo liberare l'estro.
I bambini si annoiano, vogliono giocare, gli allenatori tendono a ingabbiarli negli schemi già in tenera età..."
[Gabriele Gravina]
Fonte: Corriere dello Sport.
Ma quante bugie! A chi mi dice “vai a lavorare” rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali?
Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno.
C'è il rischio di non qualificarsi a un altro Mondiale?
E perché mai? A marzo non manca molto e dopo l’inverno c’è sempre la primavera.
Sono ottimista, e lo sono su basi concrete, reali, su elementi oggettivi come il percorso che ci ha portato fin qui al netto del secondo tempo con la Norvegia.
Il pessimismo ci fa sprecare energie, disperderle non aiuta la causa.
L’obiettivo è alla portata.
Rimbocchiamoci le maniche, impegniamoci tutti insieme. E dico tutti.
Perchè è innegabile che qualcuno viva la Nazionale come un fastidio.
Posso fare io una domanda? Le cause voi le avete individuate?
I giovani non giocano? Gli stranieri in campo sono sempre di più? Gli investimenti nei vivai e nelle infrastrutture sono un miraggio?
Per me le cause sono anche altre.
È la metodologia che è sbagliata.
Ogni volta che la Nazionale commette un passo falso, immediatamente c’è l’indignazione popolare e si chiedono le teste.
Ci sto, è il gioco dei tifosi.
Ma noi continuiamo a cercare colpevoli senza renderci conto che la Figc non può imporre certe cose, ma soltanto sensibilizzare.
La ricerca dei colpevoli resta lo sport più
praticato in Italia.
Prima il calcio era tecnica e noi eravamo maestri. Oggi è tecnica, velocità, fisicità.
Guardate la Norvegia.
L'obiettivo è quello di avere meno tattica e più tecnica. Dobbiamo liberare l'estro.
I bambini si annoiano, vogliono giocare, gli allenatori tendono a ingabbiarli negli schemi già in tenera età..."
[Gabriele Gravina]
Fonte: Corriere dello Sport.
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La quotazione in borsa potrebbe diventare nel medio termine una prospettiva credibile per i club di calcio controllati o partecipati da fondi di private equity o investitori con caratteristiche analoghe?
Abbiamo analizzato questo scenario, al momento del tutto ipotetico, nel nuovo video della serie “Investire nello sport” disponibile sul nostro canale YouTube.
Nel racconto siamo partiti dalla “febbre da Ipo” che aveva contagiato il mondo del calcio tra la metà degli anni 90 e i primi anni 2000, indagando poi le ragioni che hanno portato molti club ad optare per il delisting negli anni successivi.
Ora però i tempi potrebbero essere maturi per un riavvicinamento tra l’industria del calcio e i mercati azionari.
Da un lato i fondi di private equity stanno portando disciplina finanziaria cercando di impostare modelli di business che rendano i conti dei club sempre meno legati ai risultati sportivi di breve periodo. Dall’altro questi soggetti hanno per loro natura un orizzonte di investimento di medio termine e hanno bisogno di un’exit strategy per monetizzare il proprio investimento e remunerare i propri sottoscrittori.
La borsa potrebbe essere una strada percorribile? Il dibattito è aperto.
Abbiamo analizzato questo scenario, al momento del tutto ipotetico, nel nuovo video della serie “Investire nello sport” disponibile sul nostro canale YouTube.
Nel racconto siamo partiti dalla “febbre da Ipo” che aveva contagiato il mondo del calcio tra la metà degli anni 90 e i primi anni 2000, indagando poi le ragioni che hanno portato molti club ad optare per il delisting negli anni successivi.
Ora però i tempi potrebbero essere maturi per un riavvicinamento tra l’industria del calcio e i mercati azionari.
Da un lato i fondi di private equity stanno portando disciplina finanziaria cercando di impostare modelli di business che rendano i conti dei club sempre meno legati ai risultati sportivi di breve periodo. Dall’altro questi soggetti hanno per loro natura un orizzonte di investimento di medio termine e hanno bisogno di un’exit strategy per monetizzare il proprio investimento e remunerare i propri sottoscrittori.
La borsa potrebbe essere una strada percorribile? Il dibattito è aperto.
